Robert Johnson

”Ok, uno è Robert Johnson, ma chi è l’altro tipo che suona con lui?”
Keith Richards, dopo aver ascoltato per la prima volta Johnson

Robert Johnson è il blues, e non ci sono cazzi su questo non ci piove.
E’ il massimo esponente di quello che viene definito Delta Blues, il blues delle origini, del Delta del Mississipi, fatto di sola chitarra e voce, di accordature aperte e di colli di bottiglia, di alcol e donne, di povertà e riscatto sociale.
Poco si sa di lui. Si sa che nacque a Hazlehurst l’8 maggio del 1911 da una relazione extraconiugale della madre. Si sa che era povero, e che si appassiona subito al blues, che si sposa abbastanza presto ma la moglie sedicenne muore dopo poco durante il parto. Dopo questo episodio, Johnson vaga lungo il Mississipi dandosi ad una vita di alcol e vagabondaggio. Ha questa passione per il blues e inizia a fare il musicista al seguito di due mostri sacri come Son House e Willie Brown, ma pochi lo notano: non possiede una buona tecnica chitarristica, non eccelle in qualità vocali, non sa improvvisare. Nell’ambiente iniziano anche a prenderlo in giro per questo suo modo di cercare di imporsi con scarsi risultati.

E qui inizia la vera leggenda di Johnson. Dati gli scarsi risultati, sparisce dalla circolazione per diversi mesi. Quando riappare, è completamente trasformato: possiede una tecnica non solo eccellente, ma unica. La qualità della voce è migliorata infinitamente e soprattutto, ha con se un pugno di canzoni che faranno la storia. Robert Johnson stupisce tutti, inizia ad avere successo.
Ma cosa è accaduto in quei mesi? Leggenda vuole che Johnson abbia tentato tutte le strade per ottenere il talento che gli mancava, e alla fine, non riuscendo, abbia ceduto alla più infernale delle soluzioni: un patto col diavolo. Per riuscire ad ottenere il talento, Robert è andato a mezzanotte presso un incrocio, sedendosi su una pietra e dando le spalle all’incrocio. Aveva con se la sua chitarra, e mentre l’accordava, qualcuno, un uomo nero alto e grosso, venne alle sue spalle, prese la chitarra e gliel’accordò. Era Satana, il patto era sigillato: 10 anni di gloria, poi il saldo del debito.
Proprio quell’incrocio diventerà famoso in uno dei pezzi di Johnson, Cross Road Blues. Egli stesso alimenterà questa leggenda sul suo conto, cantandone nelle sue canzoni, parlandone in giro. Molti suoi pezzi fanno riferimento a questo patto e a Satana.

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La verità è che Johnson probabilmente si era ritirato per esercitarsi da solo fino a raggiungere l’abilità tecnica che desiderava e probabilmente il misterioso “uomo nero” del patto altri non è che Ike Zinneman, altro misterioso bluesman da cui probabilmente prese lezioni.
Fatto sta che in breve tutti lo vogliono, suona dappertutto, e incide anche alcuni dei suoi pezzi. Alla fine di Johnson si contano solo 29 pezzi di cui è rimasta registrazione. Ma questi 29 pezzi, come già detto, sono il blues stesso, sono alla base di ciò che noi oggi conosciamo come Rock e sono stati ripresi, suonati e rimaneggiati da un’infinità di artisti.
Johnson possedeva una tecnica originalissima e complessa, riuscendo anche a supplire alla mancanza di altri strumenti solamente con chitarra e voce, e rimaneggiò le regole del blues classico per tirarne fuori nuove armonie e nuovi stilemi che diverranno poi le basi di tutta la musica a venire. Si dice che durante le registrazioni suonasse rivolto al muro per far si che non si capisse la sua tecnica. Probabilmente era solo un trucco per ottenere artigianalmente un feedback sonoro che caratterizza le sue registrazioni.
I suoi testi sono un racconto di dannazione, di povertà, di scoperta dell’America come grande paese delle opportunità, parlano di amori tribolati e di persecuzioni razziali. E sempre vi si trova una presenza demoniaca, che si camuffa spesso nel peccato e nella lussuria, nel patto che bisogna fare pur di riuscire nell’impresa di affermarsi.

Ovviamente tale personaggio leggendario non può non avere una morte misteriosa. Johnson muore a soli 27 anni e le cause della sua morte sono tutt’oggi sconosciute. Ciò che si racconta è che probabilmente morì a causa di una bottiglia di whiskey avvelenata. Gliel’aveva passata il gestore del locale dove quella sera Johnson suonava, e dove quella stessa sera aveva spudoratamente flirtato con la moglie del gestore, ricambiato da questa. Una vendetta spinta dalla gelosia quindi. Fatto sta che Robert Johnson stette male dopo il primo sorso e morì dopo un’agonia di qualche giorno. Non si sa dove sia seppellito.

Ad oggi di lui ci rimangono un paio di foto, qualche lapide sparsa per il Mississipi e 29 tra le più belle e citate canzoni blues.

Tanta roba si trova su Robert Johnson ma linko giusto ciò che può aiutarvi ad approfondire:

Qui e quo le pagine wiki in italiano e inglese
Qui la biografia su Ondarock
Qui e quo le due parti di Dee Giallo di Carlo “Paura eh?” Lucarelli sul bluesman
Qui potete acquistare il doppio cd che raccoglie tutti i suoi pezzi, alcuni registrati in due versioni
Qui il sito della Robert Johnson Blues Foundation

E nello spoiler qualche esempio di cover famose dei suoi pezzi

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