AG7: la penna che scrive in assenza di gravità

The Space Pen (also known as the Zero Gravity Pen), marketed by Fisher Space Pen Company, is a pen that uses pressurized ink cartridges and is claimed to write in zero gravity, upside down, underwater, over wet and greasy paper, at any angle, and in extreme temperature ranges.

The Fisher Space Pen was invented by American industrialist and pen manufacturer Paul C. Fisher and is manufactured in Boulder City, Nevada, USA. Paul C. Fisher first patented the AG7 “anti gravity” pen in 1965. Pens claiming some or all of the same abilities have also appeared on the market from other manufacturers.

Nel 1965 Paul Fisher, per risolvere il problema di scrivere nello spazio in assenza di gravità, inventò la “Penna Anti-gravità AG-7” con cartucce pressurizzate in grado di spingere l’inchiostro verso la punta della penna.

L’investimento milionario fatto dalle industrie Fisher per la realizzazione della “Space-Pen AG-7” non restituì il successo sperato (vedi spoiler)

Fonte: Wikipedia
In vendita qui a 51$

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I russi usarono le matite.

During the height of the space race in the 1960s, legend has it, NASA scientists realized that pens could not function in space. They needed to figure out another way for the astronauts to write things down. So they spent years and millions of taxpayer dollars to develop a pen that could put ink to paper without gravity. But their crafty Soviet counterparts, so the story goes, simply handed their cosmonauts pencils.

Fonte Scientific American

NdItomi:

Come raccontato da Snopes.com, in realtà sia i russi, sia gli americani usarono sin da subito le matite. Purtroppo si scoprì che le punte si spezzavano facilmente e continuavano a fluttuare nell’aria, col rischio di essere ingerite o inalate e (siccome la grafite conduce corrente) di causare corti circuiti incastrandosi nelle apparecchiature.

Inoltre la grafite e il legno delle matite erano facilmente infiammabili nell’atmosfera di ossigeno puro usata nelle prime capsule spaziali, e non va dimenticato, a questo proposito, che tre astronauti americani perirono nell’incendio scoppiato a bordo dell’Apollo 1 durante una simulazione a terra, per cui la paranoia verso l’infiammabilità era più che giustificata. La matita non era quindi la soluzione geniale che racconta l’aneddoto.

Così nel luglio del 1965 un imprenditore statunitense, Paul Fisher, realizzò a proprie spese e di propria iniziativa la biro pressurizzata, oggi nota come Fisher Space Pen, e la vendette alla NASA a prezzo simbolico: due dollari e 95 cent al pezzo. La biro costò a Fisher oltre un milione di dollari, che non chiese mai alla NASA. La Fisher Space Pen fu poi utilizzata anche dai cosmonauti russi.

Fonte: http://www.attivissimo.net/antibufala/biro_spaziale/biro_spaziale.htm
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