William Martin: l’uomo inesistente che beffò i nazisti

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La vera identità del maggiore Martin è tuttora rimasta segreta. Questo sconosciuto personaggio ha contribuito paradossalmente da morto alle decisione errate del comando tedesco, diventando così un eroe di guerra. Sulla tomba dell’uomo che non è mai esistito è stato posto il seguente epitaffio: William Martin, nato il 25 marzo 1907, morto il 24 aprile 1943. Figlio adorato di John Glydwyr Martin e della defunta Antonia Martin di Cardiff, Galles. Dulce et decorum est pro patria mori. Requiescat in pace.

Durante la pianificazione dell’Operazione Husky, nella primavera del 1943, i servizi segreti britannici attuarono un piano che aveva lo scopo di sviare l’attenzione dei tedeschi circa il luogo di attuazione dello sbarco in Europa.
Al progetto, ideato da un giovane ufficiale dei servizi segreti della marina, il capitano Ewen Montagu, fu dato il nome in codice di Mincemeat.
Il piano consisteva nel preparare una serie di documenti falsi da far pervenire casualmente ai tedeschi, recanti indicazioni su un imminente sbarco anglo-americano in Sardegna ed in Grecia.

Montagu racconta nelle sue memorie: “Perché non potremmo trovare un cadavere, vestirlo da ufficiale di Sua Maestà e mettergli addosso dei documenti riservati di altissima importanza da cui risulti inequivocabilmente che noi stiamo per sferrare l’attacco in un altro luogo?”.
Un’idea così macabra e geniale nello stesso tempo, non era venuta in mente a Montagu per caso.
Nel settembre del 1942 un aereo inglese diretto a Gibilterra, con a bordo alcuni ufficiali dello Stato Maggiore, era precipitato in mare non lontano dalle coste spagnole.
Fortunatamente per gli Alleati, i malcapitati non avevano indosso documenti particolarmente importanti.

Montagu non aveva perso tempo e già alcune settimane prima del ritrovamento del cadavere che potesse essere impiegato nell’operazione aveva costruito fin nei più minuziosi dettagli la falsa vita del maggiore William Martin. Secondo la sua fasulla “Naval Identity Card” (il documento di riconoscimento dei marinai inglesi) numero 148228 del 2 febbraio 1943, il fantomatico ufficiale era nato a Cardiff nel 1907 ed era aggregato al quartiere generale delle Combined Operations.
Nulla fu lasciato al caso per far cadere nella trappola il servizio segreto nazista: anche i dettagli della vita privata furono curati nel più piccolo dettaglio.
Pamela, una giovane e bella dattilografa del ministero della Guerra inglese, accettò di recitare la parte della fidanzata e scrisse un cospicuo numero di appassionate lettere d’amore, inserite poi nella valigia con i documenti.
L’anello di fidanzamento fu acquistato da Martin presso un gioielliere di Bond Street a Londra con un assegno in parte scoperto.
Ciò provocò un’immediata segnalazione della banca a Martin.

Il 17 aprile il cadavere fu prelevato dalla cella frigorifera dell’obitorio di Londra in cui era custodito.
Il cadavere fu sistemato in un contenitore cilindrico di metallo riempito di ghiaccio secco, posto su un furgoncino che lo portò sino a Holy Loch in Scozia.

Il contenitore fu imbarcato nel porto della località scozzese il 18 aprile sul sommergibile Seraph, ma dai libri di bordo risultava ufficialmente solo il trasporto di una boa contenente apparecchi per rilevamenti meteorologici.
Ciò serviva a mantenere la massima segretezza attorno all’operazione Carnetrita: solo il comandante del sottomarino insieme a due ufficiali erano al corrente degli scopi della missione e di ciò che stavano trasportando.

Nella tarda mattinata del 30 aprile, al largo del golfo di Cadice, in Spagna, davanti alla città di Huelva, alcuni pescatori recuperarono in mare il corpo senza vita di un ufficiale inglese che, dai documenti in suo possesso, risultò essere il maggiore William Martin, dei Royal Marines britannici.
Il corpo, con addosso ancora un giubbotto di salvataggio “Mae West”, fu subito consegnato dai pescatori alle autorità spagnole che lo sottoposero ad un’attenta perquisizione.
Oltre ai documenti e agli effetti personali, l’uomo aveva con sè, legata alla cintura con una catenina, una borsa diplomatica dentro la quale erano contenuti documenti top secret.
I tedeschi furono informati del ritrovamento e i documenti vennero inviati a Berlino.

Tra quelle carte, una lettera in particolare destò l’attenzione di Hitler: quella “inviata” dal Naval War Staff al generale Alexander, nella quale esplicitamente si parlava di una imminente invasione della Grecia da parte degli Alleati e di come si stava facendo credere ai tedeschi che un probabile sbarco sarebbe avvenuto in Sicilia.

Il «polpettone», come lo definì lo stesso Churchill, fu inghiottito senza alcun minimo sospetto dai tedeschi e la conferma di ciò si ebbe quando Hitler spostò dalla Francia verso il Peloponneso tutti gli uomini della Prima Divisione Panzer, lasciando completamente scoperto l’avamposto della Sicilia.

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La maggior parte delle informazioni sono state tratte da qui.

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